Il Blog che ho progettato, e che costituisce il tema di questo mio lavoro sperimentale, è una vetrina conoscitiva del metodo dialogico ed interattivo utilizzato dal Counselor, senza la pretesa di trattare la patologia, ma nella consapevolezza di poter costituire importanti relazioni d’aiuto a chi vivesse una fase di difficoltà e di impasse nella propria esperienza di vita. La modalità virtuale permette a tutti di avvicinarsi alla tematica, leggendo di cosa si tratta, per interessarsene magari in un secondo momento. Nel blog sono fornite utili indicazioni sull’Istituto Life, e ciò permette all’utente di potersi mettere in contatto con gli esperti del Team Mammana, ma anche con la sottoscritta, per consultarsi o confrontarsi su una tematica o un problema. Il Counselling Breve è cadenzato in poche sedute, direttive e rivolte all’azione pratica, per attuare il problem solving in modo veloce ed efficace alla risoluzione della questione portata all’attenzione dell’esperto. Questa modalità, fondata sulla comunicazione significativa, e sul dialogo interattivo e propositivo, il cui incipit muove dall’ascolto del Counselor, permette al cliente di trovare da solo la strada risolutiva, attraverso l’azione pragmatica, in tempi veloci e prestabiliti insieme all’esperto. In assenza di patologia, non è necessario ricorrere alla Psicoterapia, che va a scavare nei vissuti del paziente, e che medicalizza l’approccio intersoggettivo. Soprattutto, questa modalità, restringe i tempi di azione e di risoluzione, perché va direttamente al cuore del problema, fermandosi alla situazione attuale del presente, e progettando il futuro, in maniera razionale e consapevole. Il Counseling affronta, soltanto in modo tangenziale, alcune problematiche della Psicoterapia, senza tuttavia approfondirle più di tanto, e rivolgendosi sempre e comunque alla situazione contestuale del presente che il cliente vive come un disagio. Allo stesso modo, il Counseling può, nella sua progettazione del piano d’azione per il futuro, toccare alcuni aspetti del Coaching, perché non è detto che una condizione difficile non possa successivamente approdare ad un miglioramento e ad uno sviluppo della persona umana, implementando le potenzialità e le risorse della stessa, in vista di un capovolgimento in positivo dello status quo, come ci insegnano la psicologia positiva e l’idea di resilienza. Essere resilienti vuol dire, infatti, non solo essere abili a risolvere il problema che si sta vivendo ma soprattutto diventare soggetto attivo e protagonista della propria vita, passando dalla condizione di spettatore passivo degli eventi a quella di causa attiva delle azioni e delle scelte operate responsabilmente, nella convinzione che ogni decisione libera comporti delle conseguenze e abbia delle ricadute inevitabili sul proprio vissuto. Ciò significa anche acquisire la capacità di sviluppare il proprio empowerment, come senso di autoefficacia e di autostima, che possa portare al successo operativo nella vita personale come in quella professionale.
Si dice che la prima forma di terapia per tutti i disagi psichici sia la parola. Già Socrate, col dialogo maieutico, sosteneva che la verità è qualcosa che si partorisce dall’animo, interloquendo con l’altro. La terapia clinica in psicologia utilizza il dialogo come mezzo e strumento diagnostico e terapeutico. Perché il trauma psichico risiede nelle cose non dette, nelle emozioni non verbalizzate che, spesso, costituiscono dei problematici nodi emotivi, difficili da sciogliere. Insomma bisogna parlare, sfogarsi, raccontarsi agli altri. Quando, poi, si tratta di noi, della nostra intimità, è bene scegliere la persona con cui confidarci, sulla base della fiducia reciproca. Un genitore, un maestro, un prete, possono costituire le figure di riferimento tradizionali. Ma si può avere anche un amico, cui raccontare se stessi. Quando questi punti di riferimento sono assenti, la solitudine crea il problema. Ed accade molto più frequentemente di quanto si pensi, che anche persone adulte abbiano
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