Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da novembre, 2022

Lasciare andare

Non si può trattenere tutto. Ci sono persone e situazioni che è bene imparare a lasciare andare.  Quando non possiamo fare niente per modificare una situazione o cambiare il carattere di una persona alla quale siamo affezionati, ma che ci fa stare male, è meglio accettare la realtà per quella che è. E, in qualche caso, anche lasciar andare, e lasciarla andare. Dobbiamo acquisire la consapevolezza di avere un potere limitato sulle cose. Il nostro desiderio, anche legittimo, di dominare la realtà, si scontra inevitabilmente con il dover prima o poi prendere atto dei nostri limiti, che ci impongono, ad un certo punto, di fermarci davanti all'impossibilità di agire per cambiare il contesto. Quando abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare stiamo, se non altro, con la coscienza tranquilla, e possiamo vivere in pace con noi stessi. La stessa arrendevolezza davanti all'ineluttabile la esprimiamo quando, piuttosto che voler dominare a tutti i costi la scena del nostro vivere, ci abb

Il Counseling Esistenziale

Per un approccio filosofico al counseling Chi si rivolge al counselor sente la necessità di modificare i suoi comportamenti e i suoi atteggiamenti dentro relazioni e situazioni che egli non riesce più a gestire da protagonista ma che si trova, suo malgrado, a dover subire, senza volerlo Il Counseling non è un setting terapeutico, ma consiste in una relazione d'aiuto con l'altro, il cliente, che si trova in condizione di momentanea difficoltà e in uno stato di disagio passeggero, dovuto al contesto esterno, e al modo in cui egli si posiziona con il suo agire, all'interno di quelle dinamiche di relazione.  Pertanto, chi si rivolge al counseling sente la necessità di modificare i suoi atteggiamenti e i suoi comportamenti dentro relazioni e situazioni disfunzionali, all'interno delle quali egli non si riesce più a riconoscere come protagonista, ma che è costretto, suo malgrado, a subire. Lungi dal voler qui ingaggiare una polemica con gli psicologi, che fanno counseling sen

La malattia come stato di grazia

Godo della mia casa, che amo; delle mie letture (tante); del mio tempo per stare nella vita; della mia pace (confermo di essere una solitaria che non sa rinunciare, però, alla piacevole compagnia degli amici, quando è possibile). Tutto, finalmente, mi sembra tranquillo, e più in linea con la mia persona e con il mio essere... L'inferno sono gli altri... Aveva proprio ragione Sartre... Ed è assai difficile (lo è sempre di più) trovare in quell'inferno qualcuno o qualcosa che inferno non sono, e farli durare... E dargli spazio... È allora che la malattia diventa uno stato di grazia... E per fortuna che c'è... Perché salva, proprio come salva Dio... 

Vivere nel presente

Non rimpiango il mio passato. Quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Né provo nostalgia per un tempo che ora non è più. Certo, a volte qualcosa manca... Ma io non sono la mia storia. Sono la mia vita presente. Il mio adesso. Il qui ed ora del mio esistere e del mio stare al mondo. Non sono le cose che faccio. Sono il cuore che ci metto nel farle. Vivere non è fare. È essere. Stare. È perdersi in questo stare. Vivere è lasciar essere; lasciare andare. Veder fiorire e germogliare. Esplodere nell'armonia dei colori, dopo il silenzio dell'attesa. Essere madre di questa fioritura lasciandola venire alla luce. Io non sono le mie parole. E non sono nemmeno i miei pensieri. Sono il mio stare nelle cose. Sono ciò che sento, nel bene e nel male. Sono questo lasciarmi andare a ciò che provo, lasciandomi fluire, scorrendo come l'acqua, che passa, passa inesorabilmente per scivolare via, e non tornare mai più.  Ho avuto le mie occasioni - la vita me le ha offerte. Le mie opport