Il counseling espressivo, o art counseling, è un tipo di relazione d’aiuto che utilizza la creatività, il gioco, il movimento. Come altre forme di arteterapia, il counseling espressivo valorizza la comunicazione analogica e non verbale. La sessione di counseling espressivo può essere sia individuale che di gruppo. Il terapeuta incoraggia il paziente, o i pazienti, a esprimersi attraverso la creazione di un oggetto, e a tradurre le sue emozioni nella lingua del fare. Attraverso l’espressione artistica – un’immagine, una scultura, una danza, un racconto, le forme sono le più varie – possono riemergere anche i pensieri e i desideri più profondi, che la psiche aveva rimosso. Non solo il colore e il disegno sono strumenti di crescita, ma anche il gioco, la musica, la danza, il movimento creativo, l’espressione corporea, la fotografia, le immagini, la drammatizzazione, le rappresentazioni teatrali. La mia personale esperienza, contratta nell’ambito del counseling espressivo e dell’arteterapia, è stata un’emozione grande perché ho ripreso in mano i colori, e mi sono riappropriata dell’immaginazione dopo anni e anni di abbandono del disegno, nei quali mi ero dedicata esclusivamente al ragionamento formale, al pensiero e alla scrittura. Disegnando e colorando emergono paure e desideri, di cui, se si volesse razionalizzare a parole, non sempre si sarebbe capaci di dire. Invece l’emozione è istintiva ed istantanea, immediata, e arriva direttamente al cuore dei problemi. Spesso, nemmeno il cliente è del tutto consapevole delle sue emozioni e dei suoi desideri. Ed è proprio la seduta di counseling espressivo a rendere palesi i sentimenti interiori che agitano il suo animo e che chiedono di essere compresi, ascoltati e vissuti fino in fondo. L’importante è saper accogliere le emozioni, i desideri e le paure inconsapevoli, per fare loro spazio nella coscienza, come istanze che necessitano di essere poste al centro della vita esistenziale della persona umana, senza doverli necessariamente respingere all’indietro, per soffocarli. Perché tutto ciò che non viene ascoltato e accolto, si sedimenta diventando causa di disagio e di malessere.
Non rimpiango il mio passato. Quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Né provo nostalgia per un tempo che ora non è più. Certo, a volte qualcosa manca... Ma io non sono la mia storia. Sono la mia vita presente. Il mio adesso. Il qui ed ora del mio esistere e del mio stare al mondo. Non sono le cose che faccio. Sono il cuore che ci metto nel farle. Vivere non è fare. È essere. Stare. È perdersi in questo stare. Vivere è lasciar essere; lasciare andare. Veder fiorire e germogliare. Esplodere nell'armonia dei colori, dopo il silenzio dell'attesa. Essere madre di questa fioritura lasciandola venire alla luce. Io non sono le mie parole. E non sono nemmeno i miei pensieri. Sono il mio stare nelle cose. Sono ciò che sento, nel bene e nel male. Sono questo lasciarmi andare a ciò che provo, lasciandomi fluire, scorrendo come l'acqua, che passa, passa inesorabilmente per scivolare via, e non tornare mai più. Ho avuto le mie occasioni - la vita me le ha offerte. Le mie opport...
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