Il counseling espressivo, o art counseling, è un tipo di relazione d’aiuto che utilizza la creatività, il gioco, il movimento. Come altre forme di arteterapia, il counseling espressivo valorizza la comunicazione analogica e non verbale. La sessione di counseling espressivo può essere sia individuale che di gruppo. Il terapeuta incoraggia il paziente, o i pazienti, a esprimersi attraverso la creazione di un oggetto, e a tradurre le sue emozioni nella lingua del fare. Attraverso l’espressione artistica – un’immagine, una scultura, una danza, un racconto, le forme sono le più varie – possono riemergere anche i pensieri e i desideri più profondi, che la psiche aveva rimosso. Non solo il colore e il disegno sono strumenti di crescita, ma anche il gioco, la musica, la danza, il movimento creativo, l’espressione corporea, la fotografia, le immagini, la drammatizzazione, le rappresentazioni teatrali. La mia personale esperienza, contratta nell’ambito del counseling espressivo e dell’arteterapia, è stata un’emozione grande perché ho ripreso in mano i colori, e mi sono riappropriata dell’immaginazione dopo anni e anni di abbandono del disegno, nei quali mi ero dedicata esclusivamente al ragionamento formale, al pensiero e alla scrittura. Disegnando e colorando emergono paure e desideri, di cui, se si volesse razionalizzare a parole, non sempre si sarebbe capaci di dire. Invece l’emozione è istintiva ed istantanea, immediata, e arriva direttamente al cuore dei problemi. Spesso, nemmeno il cliente è del tutto consapevole delle sue emozioni e dei suoi desideri. Ed è proprio la seduta di counseling espressivo a rendere palesi i sentimenti interiori che agitano il suo animo e che chiedono di essere compresi, ascoltati e vissuti fino in fondo. L’importante è saper accogliere le emozioni, i desideri e le paure inconsapevoli, per fare loro spazio nella coscienza, come istanze che necessitano di essere poste al centro della vita esistenziale della persona umana, senza doverli necessariamente respingere all’indietro, per soffocarli. Perché tutto ciò che non viene ascoltato e accolto, si sedimenta diventando causa di disagio e di malessere.
Il Counseling Scolastico ed Educativo è una pratica molto diffusa nel mondo anglosassone, che si va progressivamente affermando anche in Italia nelle scuole di ogni ordine e grado. Generalmente prevede l’istituzione di uno Sportello Counseling, tenuto da un docente Counselor che si è formato presso una scuola di specializzazione per almeno tre anni di seguito. Esso si estrinseca in una relazione di aiuto che si rivolge a tutti gli utenti del mondo scolastico, intesi come comunità: alunni, compresi i bambini sin dalla più tenera età; genitori; docenti; dirigenti scolastici e personale ausiliario della scuola. È una pratica che ha come scopo il miglioramento di tutte le relazioni scolastiche e familiari dei giovani utenti, facenti parte della comunità. Difatti, i primi fruitori del servizio sono evidentemente i ragazzi. E secondariamente anche i docenti, i genitori degli alunni e la dirigenza, chiamati in causa come figure di riferimento, presenti e protagoniste nel percorso educati...
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