Passa ai contenuti principali

La mia esperienza col Counseling


Ho frequentato il master triennale per tentare di risolvere alcuni miei problemi personali relativi alle relazioni con gli altri. Inevitabilmente mi sono resa conto, col trascorrere del tempo, che il mio cambiamento si esprimeva, in meglio, anche nel mio lavoro, permettendomi interlocuzioni più serene e meno supponenza in generale, nella vita. Oggi sono soddisfatta dei risultati raggiunti perché ho progressivamente sostituito l'abitudine alla lamentazione con la programmazione dell'azione razionale in vista del raggiungimento dello scopo, nell'intento di promuovere il miglioramento. Sono passata, cioè, da un atteggiamento passivo ad un comportamento attivo, che mi fa finalmente sentire protagonista del mio vissuto piuttosto che vittima inconsapevole degli eventi. Adesso fronteggio le situazioni con serenità e ponderazione, riflettendo sulle mie ansie e arginandole ragionevolmente. Ciò mi ha consentito di migliorare la qualità dei miei rapporti implementando il numero delle persone che contatto, con soddisfazione reciproca. Prima di questo corso tendevo ad essere rinunciataria davanti alle situazioni e alle persone difficili. Oggi non abbandono il campo se non ne sono convinta, e sono molto più combattiva. Il Counseling mi ha reso più ricettiva ai bisogni degli altri, insegnandomi la difficile arte dell'ascolto, e abituandomi ad essere pacificamente e serenamente propositiva, al fine di ottenere il risultato che mi sono ripromessa di raggiungere attraverso un atteggiamento resiliente e creativo entro il contesto, abituandomi all'operatività.




Una bella esperienza

Nel corso della mia esperienza, frequentando il master triennale, mi sono proposta personalmente ad un incontro di Counseling, mettendomi nei panni del cliente per interagire con il Counselor e con il gruppo. Il mio problema era relativo all'approccio con gli animali, in particolare al mio rapporto con i cani, di cui dal periodo della prima adolescenza, forse perché sono stata inseguita, e poi terrorizzata dalla paura di essere morsa, conservo memoria. Successivamente ho, infatti, sviluppato una vera e propria fobia. Necessariamente la mia paura deve ricondursi a quel solo episodio cui risale il mio racconto, perché da bambina giocavo tranquillamente con i cagnolini, e da qualche parte devo avere una foto di famiglia che mi ritrae in campagna intenta a prendermi cura di alcuni cuccioli con i quali stavo, in quell'occasione, giocando. Il Counselor mi ha consigliato di fare piccoli passi alla volta, senza forzare d'un tratto i miei tentativi che, qualora falliti, avrebbero potuto avere una pesante ricaduta, in negativo, sul mio senso di autostima. Così, dai primi approcci, e dalla consuetudine dello stare in compagnia dell'animale, portandolo a spasso, siamo passati al trascorrere del tempo insieme in luoghi chiusi, pubblici e privati, come la mia casa. Il cucciolo si abituava alla mia presenza e mi cercava. Ma io temevo che mi leccasse la mano, sempre per la paura di poter essere morsa. Il passo successivo è stato quello di trascorrere del tempo con il cagnolino, seduta sul divano di casa mia, accarezzandolo e facendomi leccare la mano. Un altro passo in avanti è stato quello di fare insieme l'albero di Natale. Il cucciolo, ormai abituato alla mia presenza, si è steso sotto l'albero nella sua cuccetta, un lettino che io avevo provveduto ad acquistare per lei (è una femmina) e che le ho fatto trovare a casa insieme ad alcuni giocattoli di gomma, e di peluche. Ogni volta che il cucciolo veniva a trovarmi riconosceva i suoi spazi e le sue cose, e questo lo calmava e lo predisponeva positivamente nel luogo di casa e nei miei confronti. Infine, nel corso delle ultime festività natalizie, il cane ha trascorso qualche notte a casa mia. La mattina era bellissimo alzarsi e ricevere il calore e l'affetto delle sue feste. Il cucciolo è molto affettuoso e ormai siamo diventate intime, mi riconosce, vuole giocare, ricevere e dare amore. Io lo prendo in braccio e lui ci sta molto volentieri. Devo dire grazie all'esperienza di Counseling se ho risolto questa fobia. I consigli ricevuti, gli step che abbiamo programmato insieme con il Counselor, mi hanno indotto, poi, a tentare, anche per conto mio, ulteriori passi avanti, seguendo l'istinto personale, del mio intuito, e il bisogno di vicinanza della cucciola. Posso dire con certezza che siamo diventate grandi amiche, e che io ritengo di aver superato questa paura, che precedentemente vivevo come un grave handicap nella mia vita di donna ormai adulta.

I miei progressi

La mia positiva esperienza con gli amici a quattro zampe continua. Recentemente ho avuto modo di avvicinare tre cani di piccola taglia, a me sconosciuti, e in tutti e tre i casi sono riuscita ad accarezzarli. Uno di loro mi è salito sulle ginocchia con le zampine, e avevo la gonna, accucciandosi col muso sulle mie gambe. Un altro mi ha leccato la mano mentre lo accarezzavo. In questi approcci ho appreso che anche i cani hanno caratteri e personalità differenti tra loro. Ci sono quelli che abbaiano molto, anche senza essere pericolosi, e quelli che rimangono in silenzio, come teneri gattini, mentre si prendono le coccole. L'importante è trasferire le competenze relazionali che ho appreso con la mia cucciola di casa, Birba, anche agli altri animali. Ho compreso che tutti i cani reagiscono in amicizia a chi si avvicina a loro con affetto. Se sto vincendo la mia paura è solo merito del Counseling.

Di più

La mia avventura con Birba prosegue. Ho tenuto con me la cucciola per due volte di seguito, per qualche giorno, gestendola in autonomia, e devo dire che è stato un successo sotto ogni profilo. La piccola è diventata sempre più affettuosa, e si è legata a me ancor più di quanto già non lo fosse prima. Ha mangiato di gusto, provando anche cibi diversi da quelli che segue normalmente nella sua dieta, e alternando, in una stessa giornata, croccantini e carne, con qualche premietto. Spesso, quando le condizioni del tempo atmosferico lo hanno permesso, siamo uscite insieme a passeggiare. L'ho portata ai giardinetti vicino casa, e si è confrontata con altri cani, maschi e femmine, socializzando con loro e, a volte, anche con i loro padroni. La compagnia della cucciola in casa mi dà gioia e serenità, e mi aiuta a superare anche quelle giornate difficili che, in settimana, capitano a tutti. Sono molto contenta di essermi cimentata con lei. Birba ormai fa parte della famiglia. Quest’estate è stata con me, per ben due settimane, in montagna. L’ho accudita autonomamente, e lei mi ha fatto tanta compagnia. I muri sono stati abbattuti. La relazione è completa.




Qualche riflessione personale

In sintesi

L’esperienza del Counseling, che ormai vivo da Counselor, mi ha cambiato fortemente in meglio, come essere umano donna e come professionista dell’insegnamento storico-filosofico nei licei. Nella mia vita personale mi riconosco molto più attiva e combattiva di quanto non lo fossi già prima. Affronto i problemi con grinta e con voglia di fare. Mi sento bene e sono motivata all’azione con grande entusiasmo personale. Ho compreso, finalmente, che restare a rimuginare importa poco, e che soprattutto non serve a cambiare le cose. Ho, difatti, capito che il cambiamento è la molla del miglioramento, e che se c’è qualcosa che non funziona nelle nostre vite dobbiamo sforzarci di modificarla in meglio e di combattere fino in fondo per agire in questa direzione, orientandoci alla svolta. Mi sono avvicinata al corso semestrale, e poi a quello annuale con molta curiosità intellettuale, già appassionata della materia, ma ancora ignara delle dinamiche e del metodo del Counselling. I miei prerequisiti erano relativi ad una grande passione per la ricerca filosofica e per il dialogo socratico, interattivo ed intersoggettivo. Avevo anche conoscenze pregresse di psicologia, per averla insegnata, e sapevo della terapia di Carl Rogers, centrata sul cliente. Quando ho approcciato il Counselling ho poi appreso le dinamiche del trattamento breve rivolto all’azione di John Littrell, anche perché, per la stesura della tesina relativa alla prima annualità del corso ho letto il suo Counseling Breve in Azione, che ho ripreso dopo le lezioni della seconda annualità, mettendone in pratica alcuni aspetti. Più procedo nella frequenza degli incontri più mi rendo conto di riportare anche in altri ambiti, in modo trasversale, il metodo di approccio che mi è stato insegnato per il Counselling. E sono maggiormente disponibile all’ascolto attivo e partecipato con i miei alunni e nella mia esperienza personale di vita. Se è già avvenuto di sottopormi ad una seduta di Counselling, proponendomi come cliente, e di risolvere in breve tempo il mio problema personale, relativo al difficile approccio con i cani, poi superato, posso anche riferire con soddisfazione di aver già posto le basi, nel mio lavoro, per incontrare gli alunni con competenze nuove ed acquisite, che precedentemente andavo soltanto ad improvvisare. E sostengo questo nella speranza, mi auguro condivisa dai docenti del corso, di poter un domani proseguire nell’attività di Counselor, anche nella mia esperienza di docenza, e come libera professionista esterna alla scuola. Il progetto del Blog che ho qui presentato ha, tra i suoi scopi e tra gli obiettivi principali, quello di farmi conoscere per le competenze acquisite presso l’Istituto Life di Foggia, e per costituire una rete collaborativa tra me e la scuola triennale che sto frequentando, al fine di poter successivamente collaborare tutti insieme come professionisti dell’ascolto terapeutico. In questa direzione stiamo già lavorando con il professor Giuseppe Mammana ad un progetto di Counselling Scolastico, che possa far conoscere e diffondere nella scuola dove insegno il metodo e le finalità del Counselling Breve orientato all’Azione. Il Blog potrà servire anche, in un futuro si spera non molto lontano, a permettere all’avventore comune di contattarmi in qualità di cliente, per sedute private libero professionali, e non soltanto a scopo informativo e divulgativo. Di recente ho avuto modo di partecipare ad alcuni incontri di Coaching, tenuti dallo psicologo e psicoterapeuta Gaetano D’Alessandro, rimanendone positivamente impressionata. Credo che il Coaching, per chi si approcciasse al Counselling, in qualità di cliente, possa essere una valida aspettativa per il futuro. Il Counselling è una relazione d’aiuto a risolvere i problemi. Il Coaching è un metodo di sviluppo e di valorizzazione delle personali potenzialità, che spinge al miglioramento individuale in vista del successo nella performance, costituendo una leva potente verso il piano d’azione operativo e progettuale del proprio futuro personale e professionale. Non basta risolvere problemi, bisogna necessariamente ricercare quelle condizioni ottimali di vita che portino ad affermare di stare bene, e di sentirsi in buona salute, sia dal punto di vista fisico, che da quello nient’affatto meno trascurabile del benessere e dell’equilibrio della mente. Muovendosi in questa direzione l’approccio metodologico del Counseling & Coaching svolge una forte azione terapeutica di prevenzione e di indiscussa igiene mentale, in un momento storico fortemente caratterizzato dall’aumento delle patologie psichiatriche e psicologiche in senso lato. Ce n’è, pertanto, un grande bisogno, in funzione di sostegno e di risposta all’incremento della domanda.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il Counseling Esistenziale

Per un approccio filosofico al counseling Chi si rivolge al counselor sente la necessità di modificare i suoi comportamenti e i suoi atteggiamenti dentro relazioni e situazioni che egli non riesce più a gestire da protagonista ma che si trova, suo malgrado, a dover subire, senza volerlo Il Counseling non è un setting terapeutico, ma consiste in una relazione d'aiuto con l'altro, il cliente, che si trova in condizione di momentanea difficoltà e in uno stato di disagio passeggero, dovuto al contesto esterno, e al modo in cui egli si posiziona con il suo agire, all'interno di quelle dinamiche di relazione.  Pertanto, chi si rivolge al counseling sente la necessità di modificare i suoi atteggiamenti e i suoi comportamenti dentro relazioni e situazioni disfunzionali, all'interno delle quali egli non si riesce più a riconoscere come protagonista, ma che è costretto, suo malgrado, a subire. Lungi dal voler qui ingaggiare una polemica con gli psicologi, che fanno counseling sen...

La malattia come stato di grazia

Godo della mia casa, che amo; delle mie letture (tante); del mio tempo per stare nella vita; della mia pace (confermo di essere una solitaria che non sa rinunciare, però, alla piacevole compagnia degli amici, quando è possibile). Tutto, finalmente, mi sembra tranquillo, e più in linea con la mia persona e con il mio essere... L'inferno sono gli altri... Aveva proprio ragione Sartre... Ed è assai difficile (lo è sempre di più) trovare in quell'inferno qualcuno o qualcosa che inferno non sono, e farli durare... E dargli spazio... È allora che la malattia diventa uno stato di grazia... E per fortuna che c'è... Perché salva, proprio come salva Dio... 

Vivere nel presente

Non rimpiango il mio passato. Quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Né provo nostalgia per un tempo che ora non è più. Certo, a volte qualcosa manca... Ma io non sono la mia storia. Sono la mia vita presente. Il mio adesso. Il qui ed ora del mio esistere e del mio stare al mondo. Non sono le cose che faccio. Sono il cuore che ci metto nel farle. Vivere non è fare. È essere. Stare. È perdersi in questo stare. Vivere è lasciar essere; lasciare andare. Veder fiorire e germogliare. Esplodere nell'armonia dei colori, dopo il silenzio dell'attesa. Essere madre di questa fioritura lasciandola venire alla luce. Io non sono le mie parole. E non sono nemmeno i miei pensieri. Sono il mio stare nelle cose. Sono ciò che sento, nel bene e nel male. Sono questo lasciarmi andare a ciò che provo, lasciandomi fluire, scorrendo come l'acqua, che passa, passa inesorabilmente per scivolare via, e non tornare mai più.  Ho avuto le mie occasioni - la vita me le ha offerte. Le mie opport...