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Il Counseling



La scienza filosofica, anticamente ritenuta la summa del sapere, si è, nel tempo, specializzata in vari settori di studio, proprio come le discipline umanistiche nate dal suo ambito. Oggi, la riflessione sul pensiero umano investe campi diversissimi, quali la gnoseologia, la metafisica, la politica, l’etica, l’economia, la religione, l’educazione, l’urbanistica, la scienza fisica e naturale, la sociologia, la psicologia, la storia, la demografia, la medicina, la matematica. Non esiste più una filosofia, ma ci sono le filosofie. Uno dei settori più innovativi di ricerca è quello della consulenza filosofica, che si avvale di figure specialistiche di riferimento (generalmente laureati in filosofia che hanno fatto corsi di specializzazione alla professione di counselor). Si orientano al counseling tutte quelle persone che, in assenza di specifici disturbi del comportamento, e non avendo necessità di un sostegno farmacologico, possono fare a meno sia dello psicologo che dello psichiatra. La terapia del counseling è, difatti, di tipo dialogico, ed è fondata sul colloquio clinico e maieutico socratico. Il presupposto è che tutte le forme di disagio psichico, dal semplice malessere passeggero fino alla tristezza profonda delle depressioni, dipendano dalla solitudine e dall’isolamento dei soggetti, che non hanno nessuno con cui parlare e confrontarsi serenamente attraverso il dialogo intersoggettivo. Oggi esistono diverse tipologie di counseling: relazionale; esistenziale; maieutico; psicologico (individuale, di coppia, di gruppo); religioso; di orientamento; familiare; educativo; scolastico; sanitario; sessuologico; aziendale; centrato sulla persona; psicopedagogico; psicosomatico; infermieristico; per l'impresa; e persino sciamanico. Ciascuna di queste tipologie prevede un percorso specialistico differente, e si avvale di esperti del settore che si sono formati, anche nella pratica, in modo assolutamente diverso l’uno dall’altro. Il presupposto del counseling è l’attenzione centrata sul cliente – che non è un paziente nell’accezione medica classica – ed è ritenuto il vero esperto della sua esperienza di vita, in quanto ciascuno sa meglio di chiunque altro cosa sia bene per sé. Il counselor, in questo percorso di accompagnamento esistenziale, funge da figura di sostegno in un momento di difficoltà, ed è un esperto dell’ascolto attivo ed empatico, che aiuta a risolvere il problema, facendo chiarezza nella vita del suo cliente, sostenendone le fragilità, invitandolo a guardarsi dentro, in un parto maieutico della verità, mentre lo incita a credere in se stesso per accrescerne l’autostima. Nella convinzione che chi sappia cosa vuole, avendo fiducia nelle sue proprie potenzialità, saprà anche sempre, prima o poi, come raggiungere i personali obiettivi di vita. Il metodo del setting è dialogico e si fonda su un approccio di tipo biografico-narrativo, che è un fondamentale strumento di crescita interiore ed umana. Spesso non si sa perfettamente cosa si desidera proprio per il fatto che non si è ricevuta un’educazione familiare e sociale rivolta all’esternazione dei vissuti e dei desiderata, e alla loro verbalizzazione. Sovente, nel corso di una seduta di counseling, si sente dire dai clienti della loro oggettiva difficoltà a raccontare a parole la propria sofferenza come anche i personali desideri di vita. Ed è proprio contro questi due principali ostacoli della relazione umana che il counseling inizia a smuovere le acque della coscienza interiore, invitando all’esplorazione personale di tipo intimistico ma, al contempo, alla verbalizzazione dei contenuti di coscienza che, una volta esplicitati, appaiono con maggiore evidenza e chiarezza allo stesso soggetto che li prova e che li sente vivi dentro di sé. Un altro strumento di lavoro del counseling è la psicologia positiva, che invita il cliente a tralasciare la narrazione delle negatività della sua propria vita, per centrare piuttosto l’attenzione su ciò che desidera. Anche riguardo a questo aspetto del setting è necessario rimarcare quale importante ruolo abbiano l’educazione familiare e sociale sull’esperienza individuale di vita dei clienti. La formazione occidentale dell’uomo e della donna prendono difatti sovente in considerazione gli aspetti critici e negativi della realtà, impostando i propri valori sulla capacità critica dei soggetti, che vengono invitati a dire apertamente cosa non vada nelle loro esperienze esistenziali e cosa sia necessario cambiare, tralasciando sogni e desideri, che vengono taciuti, restando al buio. Ma se è vero che è necessario capire cosa non piace, è altrettanto indispensabile essere educati a pensare in positivo, a cosa si desidera, per se stessi e per gli altri. Ed è proprio questo secondo aspetto, che è parte integrante della psicologia positiva, che viene implementato nel counseling. Il cliente, viene sollecitato ad abbandonare progressivamente i vissuti negativi di rifiuto, potenziando gli aspetti immaginativi di un futuro che vorrebbe vedere realizzato per sé e per le persone vicine a cui tiene. Questo potenziale immaginativo sul futuro, che viene liberato, centra il setting sul presente, disancorandolo progressivamente dal passato. Sull’operazione di rottura con ciò che è stato, e che ormai è ineluttabile nella sua necessità (perché nessuno ha il potere di cambiare l’accaduto), si innesta, poco alla volta, e progressivamente, l’abitudine a stare nel presente, con un occhio già rivolto al futuro. Se si sa dove si vuole andare è più facile  individuare il percorso da fare per arrivarci. Ed è questo, in estrema sintesi, il ruolo del counselor, che è un facilitatore dell’esperienza esistenziale di vita per tutti i suoi clienti. Storicamente, l’iniziatore di questo approccio al counseling è individuabile in Carl Rogers, autore della terapia non direttiva, centrata sulla persona umana, in cui il counselor sostiene, nella relazione di aiuto, il suo cliente a trovare da sé la strada da percorrere per uscire fuori da un momento di impasse della propria personale esperienza esistenziale di vita. 


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